sabato 20 dicembre 2014

Colori

Azzurro by Paola

Il primo giorno di lezione, vicino al fiume ancora immerso nell'alba, il vecchio Soseki chiese a Yuko di chiudere gli occhi e di immaginare il colore.

"Il colore non è all'esterno. Esso è in noi. Solo la luce è fuori," disse. "Cosa vedi?"
"Nulla. Con gli occhi chiusi vedo solo del nero. Perchè, voi no?"
"No," rispose Soseki. "Io vedo ancora il blu delle rane e il giallo del cielo, chi è  
il più cieco tra noi due?"
( Dal libro Neve di Maxence Fermine)

lunedì 1 dicembre 2014

Sedie vuote

Milano - Corso Como - by Paola
Chi sedeva su queste sedie? Un poeta in cerca d'ispirazione, un passante stanco, un muratore in pausa, un fotografo in cerca di luce, uno studente con un libro, un anziano in attesa, due ragazzi innamorati?
Una sedia vuota è un ventaglio di possibilità che cambia continuamente.
Il vuoto agita la mente, la porta alla ricerca, alla valutazione di possibilità, alla più ardita fantasia.

"Le sedie dormono in piedi
anche il tavolo
il tappeto sdraiato sul dorso
ha chiuso gli arabeschi
lo specchio dorme
gli occhi delle finestre sono chiusi
il balcone dorme
con le gambe penzolanti nel vuoto
i camini sul tetto dirimpetto dormono
sui marciapiedi dormono le acacie
la nuvola dorme
stringendosi al petto una stella
in casa fuori di casa dorme la luce

ma tu ti sei svegliata
mia rosa
le sedie si sono svegliate
si precipitano da un angolo all’altro anche il tavolo
il tappeto si è messo a sedere
gli arabeschi hanno aperto i petali
lo specchio si è risvegliato come un lago all’aurora
le finestre hanno spalancato
immensi occhi azzurri
il balcone si è risvegliato
ha tirato su dal vuoto le gambe
i camini dirimpetto si son messi a fumare
le acacie han cominciato a chiacchierare
sui marciapiedi
la nuvola si è svegliata
ha lanciato la sua stella nella nostra stanza
in casa fuori di casa la luce si è risvegliata
si è versata sui tuoi capelli
è colata tra le tue palme
ha cinto la tua vita nuda i tuoi piedi bianchi." Nazim Hikmet


                                                         
i.

martedì 18 novembre 2014

Perdersi


Autoctono - by Paola

Solo: possedeva la bellezza di chi fieramente procede a discapito delle difficoltà, come solo i vinti dalla vita possono fare. Solo: possedeva la purezza  delle sue apparenti fragilità sotto le quali era nascosta la sua caparbia forza. Solo: appariva perso nella perfetta solitudine di chi smarritosi cerca una nuova strada.

martedì 28 ottobre 2014

Giocare a nascondino

Villa del Casale - Piazza Armerina - by paola
E dietro alle colonne giocare a nascondino alla luce del sole o aspettando la luna con i suoi misteri.
Voci che riecheggiano nell'aria silenziosa, occhi che si cercano, rumore di passi veloci.
Ricordi quanti momenti passati così? Ora non vi è nessuno, nessun rumore, nessuno sguardo, nessun passo ma  forse il ricordo non è altro che un modo di incontrarsi ancora.




domenica 14 settembre 2014

Ruggine

Dettagli sfuocati - Somewhere in  Wyoming - by paola

"Non si va lontano
con i battelli
ebbri di schiuma
sul mare.
Tornati a terra
non si distingue più
che l’odore della ruggine
e quello dei sogni abortiti." ( Bernard Mazo)

lunedì 1 settembre 2014

Favoleggiando

                                 Un vecchio tronco a volte può far immaginare cose mai viste

Somewhere in British Columbia -  by - Paola

Il mese scorso mi è accaduto un fatto stranissimo. Stavo camminando per la strada, quando sentii uno strano brontolio, un fastidioso borbottio.
Mi voltai a destra e a sinistra, guardai in su e in giù ma non vidi nulla.
Eppure quel rumore era lì, anzi diventava sempre più forte man mano che mi avvicinavo ad un grande albero di salice piangente tutto frondoso e verde.
Andai più vicino piano piano, guardandomi intorno. A dire la verità ero un po’ impaurita e forse mi sentivo anche un po’ pazza, sentivo una voce e non vedevo nulla!

Adesso ero lì sotto l’albero, i suoi rami mi accarezzavano la testa e la voce era sempre più vicina.
Mi abbassai, e in ginocchio feci il giro dell’albero e vidi due occhi gialli sbarrati che mi guardavano attaccati ad un viso di un grosso cane rugoso.
“Ma i cani non parlano” pensai ad alta voce 
“Certo che parlano” mi rispose una voce un po’ rauca, “e cantano e ballano anche. Che ti credi?”
“Sono proprio impazzita”, gridai. E feci per scappare tappandomi le orecchie ma il cane fece un grande balzo e mi bloccò la strada.
“Aiutami, per favore! Ho tanto bisogno di aiuto! Non sopporto più questo vecchio salice che piange e piange. Devi aiutarmi a liberarmi di lui”.
Guardai il vecchio salice, mi sembrava bellissimo, il sole stava tramontando e faceva capolino tra i rami verdi.
“Perché vuoi liberartene? A me sembra così bello” esclamai.
Il cane mi guardò con due occhi allibiti, mi girò intorno annusandomi e mi disse: “Cosa, bella? Ma lo hai guardato bene? E’ vecchio e brutto e pure antipatico?” 
Guardai di nuovo l’albero e mi chiesi come potesse un albero essere antipatico.
“Perché?” chiesi allora al cane. 
“E una lunga storia, mi rispose “ ma se hai tempo e voglia posso raccontartela. Siediti qui vicino a me.”
Mi sedetti e il cane cominciò a raccontare.
“Tanto tempo fa ero un bellissimo bambino e venivo sempre qui a giocare sotto questo albero, i suoi rami mi facevano ombra ed era proprio bello ripararsi lì sotto. Nessuno poteva vedermi e io potevo nascondere lì sotto tutti i miei preziosi segreti. Per nascondere i miei tesori dovevo però scavare e scavare e così giorno dopo giorno arrivai a toccare le radici del vecchio salice.
Devi sapere, continuò il cane rugoso, che le radici sono la forza di quest’albero e toccarle lo fa soffrire molto.
Lui me lo disse, una, due, tre, quattro, cinque, mille volte, ma io non lo ascoltai e continuai a scavare giorno dopo giorno dopo giorno.
“E cosa è successo poi” chiesi sempre più curiosa.
“Beh, un bel giorno l’albero mi disse che se non avessi smesso di scavare mi avrebbe fatto una magia.”.
Io stupidamente pensai che gli alberi erano alberi e che non potevano fare magie, ma pensai anche che stavo parlando con un cane e che forse tutto era possibile.
“Cosa ti fece?” chiesi sempre più incuriosita.
“Una cosa spaventosa, incredibile! I rami cominciarono a girare vorticosamente, un vento terribile mi fece alzare da terra, vidi le mie mani trasformarsi in zampe e il mio corpo riempirsi di peli.
Poi caddi a terra e rimasi lì immobile, spaventato a morte. Provai ad urlare, ma dalla bocca mi uscì solo un sacco di bava ed un terribile guaito. Ero diventato un cane. E per di più un cane brontolone.”
“Brontolone in che senso?” chiesi.
“Brontolone nel senso che non faccio che lamentarmi, vorrei giocare con i miei amici ma non posso, vorrei farmi un tuffo nel mare ma non so nuotare, vorrei mangiare la pizza ma non so tagliarla. Che altro posso fare se non brontolare?”
Rimasi seduta senza parlare, povero cane rugoso e povero albero. Avrebbero potuto vivere insieme da buoni amici e invece guarda cosa era successo.
Pensai a cosa potevo fare, mi sarebbe piaciuto avere una bacchetta magica per poter rimettere tutto a posto.
Far tornare il cane bambino e farlo ridiventare amico dell’albero.
Ma le bacchette magiche non esistono o forse sì!
Chiesi al cane di pensare alla cosa più bella e chiesi all’albero di fare lo stesso.
Strano, entrambi pensarono la stessa cosa: lo vidi chiaramente. Pensavano ad un giorno d’estate e ad un bambino che giocava sotto un salice frondoso.
E allora la magia era fatta il cane capì che doveva trattare bene l’albero e l’albero capì che il cane aveva pagato abbastanza.
Si alzò un vento forte e io e il cane fummo sollevati tra turbini di polvere ma riuscii a vedere che il cane non c’era più e al suo posto era tornato il bambino.
Cademmo a terra e allora il bambino mi chiese: “ Ma tu chi sei, una fata?” 
Sorrisi e pensai che a volte un pensiero felice può fare una grande magia.
Mentre mi allontanavo il bambino e il salice parlavano tra loro, contenti.

mercoledì 30 luglio 2014

Ingranaggi

Railway - British Columbia - by Paola - 
L'ingranaggio appare rotto, spezzato come un dolce di marzapane, fragile, fra le dita di un bimbo.
Eppure in lontananza si ode quel dolce ticchettio.
Qualcuno sa che sopra i deserti ancora si vedono le aurore.



lunedì 28 luglio 2014

La Presenza

 Dutch Lake  Brithish Columbia - by Paola- 
La nebbia nasconde la presenza, ognuno è solo.
Il giorno inizia, la nebbia attenua i graffi del mondo che aspetta, ma nella nebbia lo sguardo impara a volgersi verso l'alto alla ricerca di quell'azzurro che credeva ormai perso.


lunedì 21 luglio 2014

STOP WAR!

Sul Muro di Berlino - by Paola

"Noi popoli delle Nazioni Unite,

decisi
a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità,
a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole,
a creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altri fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti,
a promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà,
e per tali fini
a praticare la tolleranza ed a vivere in pace l’uno con l’altro in rapporti di buon vicinato,
ad unire le nostre forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale...."
Preambolo dello Statuto delle Nazione Unite 
Sembrano rimaste solo parole, sospese nel nulla, e intanto si continua a morire. STOP WAR!


mercoledì 2 luglio 2014

Nell'Attesa

Scenografia Teatro Greco di Siracusa - by Paola - 

Nell’attesa di un gesto, aspettando l’azione, inganno il tempo immaginando.
Lo sguardo indugia sugli oggetti, gli altri sensi tesi aspettano, la mente intanto insegue un pensiero, inventa, dileggia, divaga.
Nell’attesa costruisco muri immensi e li distruggo per poi ricominciare a ricostruire.
Silenzio, lo spettacolo inizia, l’attesa è finita o ricomincia?

“Aspettare è ancora un’occupazione, è non aspettare niente che è terribile” ( cit. Cesare Pavese)

domenica 29 giugno 2014

Ascoltare

In scena Le Coefore al teatro Greco di Siracusa - by Paola



Abbiamo bisogno di poesia, perché è solo nella visione della poesia che la parola si libera del reale e diventa altro.
Racconta storie, visioni, sogni. Incanta chi ha ancora voglia di ascoltare perché:                                    
"Ai bambini infatti è il maestro che parla, agli adulti invece sono i poeti" ( Aristofane)

domenica 8 giugno 2014

Intolleranza

Statua di Louise Bourgeois - Maman - Roppongi Tokyo - by Paola

L’intolleranza è come la morsa di un ragno che tesse la sua tela che si aggroviglia al corpo e alla mente.
L’intolleranza è un veleno potente che annebbia la vista.
L’intolleranza è un morso che uccide il confronto.
L’intolleranza è un filo spinato che non permette l’incontro.


                       “La tolleranza non ha mai provocato una guerra civile, 
                        l’intolleranza ha coperto la terra di massacri.”
                               (dal Trattato sulla tolleranza di Voltaire)

sabato 24 maggio 2014

Il Giudizio

Centrale Montemartini - Roma- by Paola

Attendevano immobili che arrivasse per giudicare, per giudicarlo.
Rigidi nei loro abiti da lavoro, sapevano che da lì a poco sarebbe apparso, si sarebbe fermato al centro del loro sguardo e avrebbe atteso.
Le loro parole avrebbero potuto cambiare la sua esistenza....dovevano solo ricordare che:”... era abituato a essere ignorato, a vivere tra le ombre. Chi è avvezzo a essere trascurato da ogni sguardo diventa particolarmente sensibile a qualunque occhiata nella sua direzione, e si accorge subito quando ha degli occhi puntati addosso o se desta l'interesse di qualcuno. Se una persona che a malapena viene riconosciuta dal prossimo come essere vivente d'improvviso viene additata e inseguita... questo attira subito la sua attenzione. ( da Il figlio del Cimitero di Neil Gaiman)”. Chi siamo allora noi per giudicare un diverso modo di fare, un diverso modo di amare, di vestire, di parlare, di vivere?

lunedì 19 maggio 2014

Un giorno qualunque

Stazione di Vattenfall - Berlino - by Paola

Una stazione qualunque, un giorno qualunque, una fermata qualunque.
Un giorno forse uguale allo stesso giorno di tre anni fa o forse solo uguale allo scorso lunedì?
Eppure in un giorno qualunque, in una stazione qualunque ad una fermata qualunque ogni attimo qualcosa va perso e qualcosa va raccolto, come in un libro che ha ogni giorno una pagina in più.

martedì 13 maggio 2014

Il Vate

Tacheless - Berlino - by Paola

Esterno giorno: 
Lentamente, con timore quasi reverenziale, calibrando i passi,  la ragazza si avvicina.
I suoi movimenti sono rigidi, impacciati, pare un burattino, dei fili invisibili muovono i suoi arti.
Il vate l’aspetta, misterioso e inquietante, avvolto nella luce di quell’assolato mattino.
Pare di fuoco il suo sguardo, incute paura la sua voce.
Ma ecco che tac un filo si spezza...tac, tac, tac, i passi si affrettano, i movimenti si fanno più fluidi.
Si respira un attimo di libertà, si spezza anche l’ultimo filo, si parte senza più ritornare verso un ignoto sogno.
Il vate rimane fermo, figura immobile senza più un senso.

sabato 10 maggio 2014

Innocenti evasioni

Sulla nostra tavola - by Luca - 
"Se mentre mangi con gusto non hai allato a tia una pirsona che mangia con pari gusto allora il piaciri del mangiare è come offuscato, diminuito. "( Andrea Camilleri) 

 

lunedì 28 aprile 2014

Sfocato


 Qualunque cosa si dica in giro parole e idee possono cambiare il mondo
( Professor Keating  in L'Attimo Fuggente)
Scicli - by Paola


All’improvviso un’idea sfocata come una vecchia foto si insinuò nella sua mente.
Un’idea buia e stropicciata, un’idea che poteva essere un ricordo o forse un sogno.
Un’idea che si stiracchiava alla luce del sole e allo stesso tempo bramava di nascondersi.
Un’idea che era appena nata e allo stesso tempo già rugosa.
Un’idea che era sua, un’idea colorata, un’idea in bianco e nero.
Un’idea, una nuova idea, un inizio, una fine, un attimo, una vita.

sabato 5 aprile 2014

Empathy....To Kurt

Luci - Tokyo - by paola

A volte  osserviamo sguardi che vanno al di là del semplice vedere, sentiamo suoni che percepiamo al di là delle singole note e parliamo una lingua che va al di là delle singole parole.
Empatia!



To Boddah pronounced


Speaking from the tongue of an experienced simpleton who obviously would rather be an emasculated, infantile camplainee. This note should be pretty easy to understand. All the warnings from the punk rock 101 courses over the years. Since my first introduction to the, shall we say, ethics involved with independence and the embracement of your community has proven to be very true. I haven't felt the exitement of listening to as well as creating music along with reading and writing for too many years now. I feel guilty beyond words about these things. For example when we're backstage and the lights go out and the manic roar of the crowd begins it doesn't affect the way in which it did for Freddy Mercury who seemed to love and relish in the love and adoration from the crowd. Which is something I totally admire and envy. The fact is I can't fool you. Any one of you. It simply isn't fair to you or me. The worst crime I can think of would be to rip people off by faking it and pretending as if I'm having 100 % fun. Sometimes I feel as if I should have a punch in time clock before I walk out on stage. I've tried everything within my power to appreciate it, and I do. God, believe me I do but it's not enough. I appreciate the fact that I and we have affected and entertained a lot of people. I must be one of one of those narcissists who only appreciate things when they're gone. I'm too sensitive. I need to be slightly numb in order to regain the enthusiasm I once had as a child. On our last three tours I've had a much better appreciation for all the people I've known personally and as fans of our music, but I still can't get over the frustration, the guilt and empathy I have for everyone. There's good in all of us and I think I simply love people too much. So much that it makes me feel too fucking sad. The sad little, sensitive, unappreciative, pisces Jesus man! Why don't you just enjoy it? I don't know. I have a goddess of a wife who sweats ambition and empathy and a daughter who reminds me too much of what I used to be. Full of love and joy kissing every person she meets because everyone is good and will do her no harm. And that terrifies me to the point to where I can barely function. I can't stand the thought of Frances becoming the miserable self-destructive, death rocker that I've become. I have it good, very good, and I'm grateful, but since the age of seven I've become hateful towards all humans in general. Only because it seems so easy for people to get along, and have empathy. Empathy! Only because I love and feel for people too much I guess. Thank you all from the pit of my burning nauseous stomach for your letters and concern during the past years. I'm too much of an erratic, moody baby! I don't have the passion anymore and so remember, its better to burn out than to fade away. peace, love, empathy. Kurt Cobain

Frances and Courtney, I'll be at your alter.
please keep going Courtney
for Frances
for her life which will be so much happier without me. I LOVE YOU, I LOVE YOU!
( ultima lettera di Kurt Cobain)

lunedì 24 marzo 2014

Ottocentosettantamilioni

Un muro di Berlino - by Paola

S'io facessi il fornaio
vorrei cuocere un pane
così grande da sfamare
tutta, tutta la gente
che non ha da mangiare.
Un pane più grande del sole,
dorato, profumato
come le viole.
Un pane così
verrebbero a mangiarlo
dall’India e dal Chilì
i poveri, i bambini,
i vecchietti e gli uccellini.
Sarà una data
da studiare a memoria:
un giorno senza fame!
Il più bel giorno di tutta la storia ( Gianni Rodari)

giovedì 13 marzo 2014

La luce e il colore

Origami in memoria di Sadako - Hiroshima - by Paola
C'è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce ( Leonard Cohen)


Con i  tuoi occhi chiusi
raccontavi di morte e dolore,
c’era odore di ferro e di pioggia
e intorno solo aride pietre

Ma come ogni mattina il vento si alzò leggero
portando nuovi profumi 
e dinnanzi ai tuoi occhi, ora aperti,
il racconto mutò.

domenica 16 febbraio 2014

Groviglio

Dettaglio Manhattan Bridge - New York - by Paola

Non ci si riesce a districare tra questo groviglio di curve e di fili che tendono verso quel pezzo di cielo ma che si ritorcono e contorcono quasi impauriti.
Sono un po’ come i pensieri che si ammassano per occupare meno spazio, che si aggrovigliano per fare meno male, che si liberano poi per rivedere la luce.

mercoledì 5 febbraio 2014

Dagherrotipo

Centrale Montemartini - Roma - by Paola

Rovistava in un vecchio baule trovato sepolto in soffitta in quella casa di campagna dov’era tornata dopo trent’anni.
Immaginava nel suo rovistare di sentire le voci della sua infanzia, di sentire il profumo dei tigli nel giardino e di ascoltare i passi di chi non era più lì.
Odore di pane e marmellata, la lenta goccia che cadeva nell’acquaio, lo scricchiolio della porta....ma non c’era più nulla solo polvere e quel vecchio baule.
Un piccolo pacchetto di foto trattenuto da un elastico slabbrato richiamò la sua attenzione, foto vecchie, annerite, sfuocate.
Foto che in quell’esile luce non si vedevano bene ma che servivano ad evocare.
Evocavano in un battito di ciglia momenti lontani, vissuti, spariti.........

mercoledì 29 gennaio 2014

Non è mai solo un sogno

Città fantasma di Consonno - by Paola - 

"E' dimenticando i ricordi che le persone riescono a vivere. Ma vi sono cose che non si devono assolutamente dimenticare" (  dal film Evangelion  2.0)

mercoledì 15 gennaio 2014

Oltre la grata

Cupola del Reichstag - Berlino - by Paola

Oltre la grata dentro il labirinto si trova la vita troppo a lungo tenuta a freno.
Oltre la grata ogni cosa appare come un miraggio lontano, riflesso fatuo di un desiderio.
Oltre la grata nascono città immaginari che trasudano vita.
Oltre la grata c’è il riso dell’Uomo che è meraviglia.
Oltre la grata....