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Kalahari agosto 2009 by Paola |
La cosa che mi colpisce è il freddo.
E' strana l'idea di sentire freddo in Africa.
Tre giorni di viaggio su questa strada che pare non finire mai, lunga diritta, immensa senza curve
su un mezzo a metà tra il camion e il pullman.
Il sole quasi ti brucia di giorno, ma la notte nella tenda è il gelo che ti entra nelle ossa, nella mente, nell'anima.
E' il Kalahari aspro, duro, crudele, eppure al tramonto si anima, i radi steli si illuminano e ci si sente sospesi in una dolcezza infinita.
L'incontro con i boscimani non è casuale, è la loro terra e forse sono lì ad aspettare i turisti eppure quella mamma con suo piccolo al seno e quella mano tesa quasi a offrire conforto danno la sensazione che siano parte della terra, che siano cresciuti con essa, abituati alle asperità, padroni della natura.
Nella notte risuonano i loro canti, schioccati dalla lingua, un ritmo così distante da quelli a cui siamo abituati eppure in questo buio sembra volerti cullare.
Ancora strada che sembra sempre uguale eppure a poco a poco muta e sotto un cielo senza nubi ecco che piccole pozze d'acqua, all'inizio quasi solo rigagnoli, si insinuano nell'arida terra: è il mistero e il miracolo dell'Okawango.
Ogni anno questa terra viene investita da un'inondazione, un miracolo che avviene lentamente perché questo luogo è così pianeggiante che la piena impiega tre mesi per raggiungere il delta.
Entrare qui è come tornare a casa. Ogni alba nel delta è l'inizio della vita, il ricordo ancestrale dell'inizio.
Da sud procedono gli elefanti, da lontano sembrano rocce di basalto, le proboscide piegate all'insù cercando nell'aria l'odore dell'acqua.
Intanto la leonessa, stesa al sole che nasce, consuma lenta il suo pasto frutto della caccia notturna, disegno di una legge naturale crudele e benigna allo stesso tempo.
Seduti accanto al fuoco la sera, i ruggiti del leone spaccano il silenzio come a ricordare che quella è la sua terra, il suo mondo e tu sei un intruso.
Ti risuona nelle orecchie, nello stomaco e la primordiale paura riaffiora.
L'Africa è la terra dei contrasti, della nascita e della morte.
L'Africa è la casa, è l'inizio ed è il viaggio, è la speranza.
Speranza di una donna che guarda verso un confine.
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Frontiera fra Botswana e Zambia agosto 2009 by Paola |