domenica 27 novembre 2016

Momenti

Momenti rubati - Teheran - by Paola
«Domani ti porto in un posto speciale»
Così mi hai scritto ieri sera mentre arrabattavo qualcosa da mangiare al bazar. E la fame immediatamente è passata.
Torno a casa, lascio che il mio peso si inglobi nel materasso fra le lenzuola che sanno di bucato e penso che d’amore non è mai morto nessuno ma il cuore si ferma a volte e sembra non voler ripartire più.

Mattino, scendo le scale, mi aspetti, sul sedile un sacchetto con due dolci al miele. “Il viaggio è lungo dici”.

Traffico, osservo te che guidi fissando la strada, ma a volte il tuoi occhi incrociano i miei in un dialogo muto.

Tanti occhi ti hanno visto prima dei miei; mi prendi la mano e la appoggi con la tua sul cambio prima, seconda fino alla quarta, premi l'acceleratore su qualcosa che di marce non ne vuole conoscere, basta andare avanti,  basta che resti. 
Ho letto migliaia di libri,visti altrettanti film, ma lì è tutto più facile che qui.
Deglutisco poteva essere un bacio e invece ti dico:

“ Lontano da qui, 
a mille chilometri dall’idea di giusto o sbagliato
vi è in luogo.
Laggiù io ti aspetterò”

“Laggiù dove? “ chiedi tu.

“Laggiù dove io mi faccio mare e tu onda” 


venerdì 25 novembre 2016

Il panda birichino

Diventerai un panda - by Paola 
C’era un panda birichino
che giocava a nascondino
per sfuggire a un topolino
che al riparo in un anfratto 
lo guardava quatto quatto.

Per distrarre il topolino,
poi, quel panda birichino
inscenò anche un balletto, 
si coprì pure il musetto, 
ma testardo il topolino
lo osservava dall’angolino.

Corre, scappa, gira, torna
sale in cima anche a una fronda
cade, rotola, saltella
ma il topino ancor l’osserva.

Spaventato e un po’ agitato 
torna verso la sua mamma
e si ferma accoccolato
chiede d’essere consolato.

A quel punto il  topolino
si avvicina al birichino
e arricciando il suo nasino
gli dà  un piccolo bacino.

martedì 22 novembre 2016

Uno sguardo

Il pane - Shiraz - by Paola


Nel tuo sguardo leggo
il duro sogno
liquefatto,  ma vivo.
E poi il sole.

sabato 19 novembre 2016

Il filo verde

 Accocchio by Paola 
C’era una volta, o forse era solo ieri o forse non ricordo bene quando, so solo che pioveva quel giorno e un piccolo anatroccolo  si svegliò tutto bagnato, si stiracchiò ben bene e cominciò a sbirciare da sotto la foglia dove si era riparato quella notte.

La pioggia cadendo faceva un rumore assordante per le sue piccole orecchie da anatroccolo, una specie di tamburo impazzito, o un rumore simile agli zoccoli di una mandria di bufali inferociti.

L’anatroccolo era così triste in quei giorni, gli sembrava che il mondo, la sua foglia, i vermiciattoli che mangiava non avessero un senso. Era triste e solo, lì sperduto nella nera palude.

Nero, nero, tutto nero, il cielo nero, il prato nero, le foglie nere ogni cosa nera.

Tic, tac, tic, tac la pioggia continuava incessante a cadere; l’anatroccolo chiuse gli occhi e cercò di pensare e pensò. Pensò a una giornata di sole, pensò al sapore del mare ma niente, ancora niente, ancora tutto nero.

Ad un certo punto sentì un rumore, un piccolo rumore.
Cos’era? Una specie di sospiro, una voce che chiedeva aiuto.

L’anatroccolo decise allora di uscire da sotto la sua foglia, e di andare a vedere.

Poco lontano da lì un buffo animale, un ranocchio verdastro e un po’ bruttino, lo ammetto, era rimasto incastrato nella palude del nulla, e la palude del nulla non è proprio il posto migliore dove rimanere incastrati.
La palude del nulla è un posto davvero pericoloso, vi vive un mostro mostruoso grande, grosso, che toglie il sorriso a chi vi entra.

L’anatroccolo si guardò intorno in cerca di qualcosa per poter tirar fuori, il buffo animale da quella palude.

Si girò a destra e a sinistra e trovò un filo, un lungo filo colorato, cosa ci facesse un lungo filo colorato in una palude non si sa, ma è una favola e nelle favole le magie accadono.
Un filo verde.
Gettò con tutta la forza di cui era capace quel filo nella palude e poi una volta che l’altro l’ebbe afferrato strinse forte e tirò, tirò e ancora tirò e tirò ancora più forte, il ranocchio pesava un sacco.

Finalmente riuscì nel suo intento, esausto cadde a terra con il buffo animale sopra di sé e si guardarono negli occhi stupiti.

Stupiti perché la pioggia continuava a cadere ma non c’era più rumore ma musica.

Stupiti perché nulla era più nero, ma ogni cosa aveva un proprio colore, il prato verde, il cielo azzurro, il ranocchio verde e l’anatroccolo giallo. Si abbracciarono forte, guardarono la palude del nulla, fecero una buffa pernacchia al mostro e iniziarono a correre insieme, non più soli.