Ho appena letto l’ultima riga del romanzo “Avevano spento anche la luna” di Ruta Sepetys e per ogni riga letta è come se avessi ascoltato l’urlo silenzioso di tutto un popolo che chiedeva di essere ricordato.
E’ il racconto, attraverso gli occhi di Lina una sedicenne lituana, della deportazione sua e di migliaia di persone colpevoli solo di un “diverso pensiero”, verso la Siberia e poi ancora più a Nord verso il Circolo Polare Artico condannati ad anni di lavori forzati.
E’ la storia di un viaggio in un paesaggio senza colori tra morte, fame, dolore e umiliazione.
Con il freddo e la fame l’odio potrebbe facilmente farsi strada tra le persone eppure in maniera disarmante ogni protagonista di questo viaggio con la sua forza e le sue debolezze è necessario all’altro per sopravvivere.
Leggere questo libro è come aprire una porta sulla storia, una storia che non va dimenticata. Mai.
"Mi hanno tolto tutto.
Mi hanno lasciato soltanto il buio e il freddo.
Ma io voglio vivere.
A ogni costo"
( Lina da Avevano spento anche la luna)
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